martedì 11 marzo 2014

Grazie mille, sarà bello.

Ho un’amica che ripete le cose almeno 3 volte quando le racconta. 
Ne ho un’altra che non può non puntualizzare e rispondere il peggio possibile, una terza che non concepisce il significato di puntualità (concetto che sfugge anche a me, delle volte). 
Ne ho una che sclera, una lunatica, una che ha il ciclo premestruale troppo lungo o troppo corto e, poi, e poi ci sono i maschietti… che pur non avendo la fase premestruale hanno tutto il resto.

Ebbene io mi arrabbio tantissimo. 
Tantissimo quando devo ascoltare una cosa mille volte, quando sento risposte pessime che potrebbero lasciare spazio a modi, non più gentili, solo più civili… e quando aspetto, aspetto che la mia amica arrivi che come al solito ha trovato “un-amico-sotto-casa-che-l’ha-tenuta-un’ora-raccontandole-del bellissimo cucciolo di grifone che ha comprato su un sito di aste on line” – “il gatto si è ingoiato il nano da giardino della vicina e ora ha lo stomaco a forma di berretto a punta”.

Poi in realtà no. Non mi arrabbio. Penso al fatto che io ho scelto, e ho scelto loro, una/o a una/o e mi vanno bene così come sono (e poi voglio dire… parlo proprio io…).

Partendo da questo rifletto sulle persone che credono di poter salvare anime-perse-sulla-terra-che-attendono-l’arrivo-dell’ancella-misericordiosa e allora cominciano con “non dovresti fare questo”, “fai così”, “non dire questo”, … ma gettati da una finestra (piano rialzato non vale).

Ora… c’è una grande differenza tra chi cerca di dare una raddrizzata ad una persona vicina che sta pericolosamente deragliando su un qualcosa di oggettivamente sbagliato (non mi viene in mente altro che la droga, perché il sesso e il rock and roll sono una gran bella cosa – o un “lascio moglie e figli per mettermi con quella 18enne con poppette sode e culetto di marmo -) e chi invece pensa che il mondo dovrebbe girare in un senso unico: il proprio. 

Credo sia il limite tra il fanatismo del sé per cui chi si comporta diversamente sbaglia, e una vera dimostrazione di affetto per cui dietro il consiglio c’è una premura.

Le persone non cambiano. Ecco. Si smussano. Forse. Anche la persona più affine a noi avrà qualcosa che non ci piace, perché non è noi (ammesso che ci piacciamo).

In tutto ciò non so se esista una formula magica che lava via ciò che non ci piace. Ma nel processo "azione dell'altro - incazzatura - reazione mia", mi rendo conto che potrei sbagliare quando cerco, anche inconsapevolmente, di far “cambiare” qualcuno, ho capito che forse un modo c’è. Accettare.

Accettare che gli altri sono diversi da noi (e meno male), e accettare che è proprio alla loro diversità che ci siamo affezionati. 
E poi… avere un po’ di fiducia, ben centellinata, arrivando al punto di rendersi conto che forse, dietro il ritardo cronico, la luna storta, la rispostaccia, ci sia altro… un amore naufragato o un marinaio che naviga troppo velocemente verso il largo, un lavoro troppo o poco stretto e via dicendo…  


Poi voglio dire… se proprio non si va d’accordo… “grazie mille, è stato bello”.

LXFH

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