martedì 7 aprile 2015

L’eccezione che porti



Ho cancellato quasi tutto. Ho voglia di pulizia, di poesia, di cose per bene, di cose che sanno di buono.

Il profumo del pane appena sfornato. L’odore del bucato steso al sole.

Le mani nelle mani, gli occhi negli occhi, la voglia di rischiare e rischiare qualcosa di vero per qualcosa di buono.

Un viaggio in macchina chiacchierando a bassa voce, la musica a palla cantando a squarciagola.

Il frusciare della gonna di una donna, la galanteria di un uomo innamorato.

Il sorriso di un bambino, le carezze e gli abbracci di una mamma.

Il tramonto sul mare, la birra con gli amici, i piedi nella sabbia.

Stare sdraiati nell’erba, immobili sotto il cielo, cercare di ricordare le nuvole come erano un secondo prima, l’odore dell’erba al primo sole che la scalda, il silenzio del vento che ti accarezza le guance.

Mi circondano troppi inganni e tradimenti, proposte di sesso, sesso in cambio di niente, un brivido forse. Ho trovato poca anima e ancora trovo solo mezze scuse, proposte ambigue, a metà, per vedere se magari ci scappa qualcosa, qualcosa in più, se qualcosa in tasca me ne viene.

Tutte scuse.

La cattiveria non l’abbiamo inventata noi. C’era già. Esisteva come il sole prima di ogni cosa, continuerà dopo di noi. Non scacciamo la paura della morte con il sesso. Non ci salverà. Se per qualche minuto ci sentiamo più forti, più furbi, più illuminati, è poca roba, roba misera.

Il mondo è anche così.

Ci sono cose, ci sono persone, che il mondo lo rendono diverso. Sono persone speciali, cose buone. Che portano pace nel cuore. Sono fatte di poesia. Sono eccezioni.

Incontrarsi, trovarsi, riconoscersi. Simile con simile, vero davanti al vero. E andare avanti, insieme, ricordandosi chi si è veramente, quali sogni abbiamo, qual è la ragione per cui siamo qui. E magari anche perdersi. Lasciarsi perdere. Perdere insieme.

Siamo un destino da compiere. Siamo vita e parole, siamo emozioni e azioni, siamo fragili, fragilissimi, appesi a quella speranza della poesia che mettiamo nelle cose che facciamo, nelle parole che usiamo per noi stessi e per gli altri. Siamo carne, siamo passione, siamo respiro. Siamo animali, fatti per rotolare e annodarci nel sudore. E siamo anima e siamo cuore. E siamo anche cose, oggetti dimenticati, a volte, pieni di polvere e destinati ad essere polvere.

Siamo quello che siamo e non siamo diversi.

Camminiamo tutti incerti, spaventati, su sentieri che abbiamo imboccato decidendo al bivio o senza decidere nemmeno troppo.

È quello che cerchiamo, di noi negli altri, che fa la differenza, che ci rende speciali.

La speranza che qualcosa possa cambiare, che ogni persona possa avere poesia e portarcela nel cuore.

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