Lo Spirito del Natale, quello vero, con
le maiuscole, mi scarseggiava. Così, ho messo su un piano anticupezza, una roba
contro il disagio, che è tanto, troppo.
La prima cosa che ho deciso: sorridere.
Sempre e comunque.
Non ho motivi, almeno nessuno non vero,
per essere arrabbiata e uscire da questo anno faticoso senza il sorriso.
Perciò, dicano quello che gli pare, io sorrido! E già mi fa più Natale.
Niente addobbi, ma nemmeno fardelli.
Ecco la seconda cosa che ho deciso.
Mi sbarazzo del peso del ricordo del Natale
di cinque anni fa. Cacciato di casa l’uomo che credevo della mia vita, l’uomo
che amavo e avrei seguito parecchio lontano da qui, un uomo strafatto sa solo
Dio di cosa e quanta roba assurda, proprio pochi giorni prima di Natale, cacciato
di casa lui, mi son ritrovata lì, io, in mezzo a una casa non addobbata, gli
scatoloni del trasloco mai fatto, due famiglie da avvisare che la Vigilia e il
Natale ognuno faceva da sé, un preavviso da revocare in ufficio e un vago senso
di nausea per tutto, ma proprio tutto. Il peggio è arrivato a marzo dell’anno
dopo. A marzo sì che ho capito quanto ero stata babbea… a marzo ho proprio
capito tutto, aperto gli occhi, visto e toccato con mano quanto avevo toppato!
Oh sì che ho capito! E forse è per questo che il ricordo di quel Natale mi
piace meno del resto che è venuto dopo: a Natale non sapevo, ancora non avevo
capito, non avevo la più pallida idea! Beh, però sono passati cinque anni, io
sono sopravvissuta, diventata forte, ho imboccato la strada che ho preso e il
ricordo di tutto quel gran disastro è storia. Sai che c’è? Non mi serve, non
più, non me lo porto con me nel 2015. E non mi porto dietro nessuno degli altri
dispiaceri. Fine.
Nel nuovo anno, mi porto solo le lezioni
imparate, su di me e sugli altri. A Natale mi regalo questa cosa. Ecco la terza
cosa che ho deciso di fare.
Mi tengo tutte le lezioni, quelle
patetiche e quelle più dure, quelle belle bellissime e quelle meno; tutte utili
comunque. Tutte le tengo e me le porto con me.
E mi tengo strette le persone che nella
mia vita fanno la differenza. Altra decisione.
Non mi illudo, mai nemmeno un secondo
che stiamo bene, io o le altre persone; meglio dirlo bene e chiaro, che stiamo
messi così cosi. Le persone entrano e escono dalle loro fasi, che sono quasi
degli stati di coma, interrotti da brevissimi risvegli. Ma un’altra cosa sulle
persone, a furia di incespicamenti, l’ho capita. Le persone che lo ammettono,
di stare così così, sono di un’altra qualità. Fanno la differenza. C’è troppa
gente insulsa che vive di salamelecchi. Io mi tengo stretti quelli che no. E so
che sono poche le persone importanti della mia vita. Lo so. Non mi riempiono le
cinque dita di una mano. Ma non è mai stata una questione di misure, per me.
La cosa davvero rivoluzionaria che ho
deciso di fare, rivoluzionaria per me, è osare tutto, il possibile e anche l’impossibile.
Prendo dei rischi, ho deciso. Mi prendo
il rischio di metterci tempo gentilezza sorriso allegria e comprensione. Magari
li spreco. Anzi, è quasi certo. Ma se poi tutto prende vita e acquista un
senso, allora, ne valeva.
Tanto, c’è pieno di gente che dispensa consigli.
Gente che vuole avere ragione. Gente che dell’altra gente non gliene frega poi
molto. La gente fa un po’ come le pare un po’ sempre.
E non capisco chi non gli scappa da
ridere!
Basta cupezza. Sciò al disagio. Natale,
pensaci te!