Ho conosciuto un ragazzo, una sera, un
po’ di tempo fa, a una festa. Nella bolgia, chiacchiere fra noi e con mille
altre persone. Dovevo andare e, a un certo punto, ho salutato. Tra le muraglie
umane, ci siamo scambiati i numeri di telefono, come si fa a volte, senza
pensarci e senza un perché. Mi ha inseguita sul pianerottolo. Stavo scendendo
le scale; mi sono voltata, gli ho sorriso. Stava lì. Ho salito i due gradini
che avevo già fatto, l’ho baciato. Poi, me ne sono andata. Dovevo davvero
andare.
Da lì, sono passate tante settimane di
messaggi e messaggi e ancora messaggi. Incontri nella vita reale: credo
quattro. Telefonate: tre (quattro, se contiamo anche una telefonata persa).
Poi, lui rompe il telefono. Lo scopro
quasi in tempo reale su facebook. E realizzo che, con il telefono, anche noi
avevamo finito il nostro tempo. Io, per lui, esistevo su whatsapp; fuori dalla
chat, forse, anche; ma meno, molto meno.
Io, che ho bisogno di sguardi, realtà,
carne, contatto. Io, che penso sempre che tutto si dimostri con i fatti, anche
la poesia e l’amicizia prima di ogni cosa. Io, che non leggo tra le righe, non
ho fretta di mettere le etichette e dare i nomi alle cose. Io, che non sopporto
i limiti. Io, proprio io, sono diventata un’astrazione, un’idea.
Ci concediamo, solo ogni tanto, e
sempre meno crescendo, di rischiare.
Dimentichiamo che le paure non
esistono.
E, così, per non esporci, ci mettiamo
al sicuro, al riparo, fra le nostre quattro certezze, i nostri soliti amici, le
abitudini, i gesti fatti senza pensare.
Come i messaggini.
Mandiamo un milione e mezzo di
messaggini al giorno: dal telefono, sui social, sulle chat, anche a lavoro, da
una scrivania a un’altra; quando ci pare; solo se ci va. Sintetici, poche
righe, un link di un sito, una faccina.
Ma i sentimenti non passano.
Si perde la poesia.
Sprechiamo l’occasione che ci ha dato il
destino di lasciare che una persona sia quello che deve essere, anche per poco,
per quello che sarà: un amico, un mentore, un’illusione, un amore.
Mentre messaggiamo, ci scordiamo di
vivere, di metterci qualcosa di nostro, nelle cose che facciamo.
E non diamo più peso: alle persone, ai
sentimenti, alle nostre aspirazioni, alle ispirazioni.
Non ci accorgiamo.
Semplicemente, perdiamo peso anche
noi. Perdiamo quei pochi grammi di anima che fanno la differenza.
EMLG